Un racconto tanto semplice nell'esposizione quanto profondo nel contenuto.
L'io narrante, partendo dagli anni dell'adolescenza, descrive la sua iniziale indifferenza, anzi vera e propria insofferenza, verso i cani, tanto amati invece dal fratello minore - che non perde occasione per chiederne uno da adottare ai genitori - e ci mostra come piano piano, questi esseri metà bambini, metà angeli (come li definiva Totò) siano stati capaci di conquistarla, con pazienza e costanza, rimanendole sempre accanto quando tutti l'avevano lasciata sola.
Così da uno, diverranno due, poi tre e infine quattro, tutte anime salvate, chi da un destino infelice in un canile, chi da una strada, vessato da un branco di cani randagi aggressivi.
Ma la bellezza di questo libro non è solo il racconto del lieto fine di uno o più animali sventurati, Carmen, da brava dottoressa in Filosofia, ci regala pensieri e considerazioni importanti e assolutamente da custodire e fare nostri, dove la ferinità c'entra eccome, perché essa stessa dà la misura dell'esistenza e della felicità in questa terra.
Commovente il finale.
Da leggere. Per tutti.
Anna Pasquini